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L'M.41M
da 90/53 fu il più potente fra i semoventi controcarri italiani e impiegò
il cannone contraerei da 90 mm montato su di uno scafo di carro M14/41.
Caratteristiche Tecniche
Equipaggio: (sul cannone) 2 uomini
Peso: 17.000 kg
Motore: SPA 15-TM-41 a 8 cilindri a benzina
da 145 hp
Dimensioni:
- Lunghezza 5,205 mt
- Larghezza 2,2 mt
- Altezza 2,15 mt
Prestazioni:
- Velocità massima su strada 35,5 km/h
- Autonomia su strada 200 km
- Guado 1 mt, Gradino 0,9 mt, Trincea 2,1 mt
Foto:
Un semovente M.41M è ispezionato da truppe statunitensi dopo essere stato mezzo fuori combattimento in Sicilia nel 1943 |
Cenni Storici
Lo scafo del carro M13 fu utilizzato in Italia come base per un certo numero
di cannoni semoventi, la cui gran parte venne peraltro costruita sulla falsariga
del cannone d'assalto tedesco e destinata ad impiego artiglieresco nel ruolo
di mezzo di supporto per il sostegno ravvicinato. I semoventi vennero perciò
impiegati talvolta contro i carri nemici con un certo successo, ma non fu
questo il loro ruolo principale in Italia, dove venne prodotto soltanto un
tipo di semovente controcarri pesante: l'M.41M da 90/53, che impiegava lo
scafo del carro M 14/41, un derivato della serie di carri M 13.
Il semovente M.41M da 90/53 era armato con il potente cannone contraerei appunto
da 90/53, un'arma lunga e valida che forniva prestazioni molto simili a quelle
della famosa serie di cannoni contraerei (Flak) tedeschi da 8,8 cm. Per facilitare
l'installazione del cannone, il motore venne spostato sul davanti dello scafo
ed il pezzo montato nella parte posteriore; in azione, due uomini sedevano
sull'affusto del cannone, dietro lo scudo. Non vi era altra protezione che
quella dello scudo perché, secondo la concezione italiana di quel periodo,
un cannone così potente non doveva essere impiegato in prima linea,
ma a distanza tale da non poter essere oggetto del tiro diretto dell'avversario.
Sul veicolo non vi era posto per le munizioni ed allora 26 colpi venivano
trasportati da una speciale trasformazione del carro leggero L 6 che aveva
una sovrastruttura a casamatta molto simile a quella del semovente L.40 da
47/32 e altri 40 colpi in un rimorchio trainato dal veicolo portamunizioni.
Dopo aver constatato la potenza del Flak da 8,8 cm, lo stato maggiore italiano
mise in produzione il semovente M.41M, il cui primo esemplare uscì
dalle linee Fiat SPA e Ansaldo nel 1941, ma fino all'armistizio del settembre
del 1943 l'Italia produsse in tutto 48 esemplari. Le principali ragioni di
una così limitata produzione furono la scarsa disponibilità
di materie prime e la ridotta potenzialità dell'industria italiana
in uno con l'esigenza sempre più sentita di impiegare i cannoni da
90/53 per la difesa contraerei. In azione il semovente M.41M si rivelò
un'arma potente, specie nelle piatte distese desertiche dell'Africa del Nord,
ma una volta che quella campagna ebbe termine, cessò anche la carriera
del cannone.
Subito dopo la caduta della Sicilia e l'inizio dell'invasione del continente
da parte degli alleati, l'Italia si arrese e la Germania mise prontamente
le mani su tutto il materiale bellico italiano, fra il quale rinvenne diversi
semoventi M.41M. Anche le fabbriche di produzione munizioni passarono sotto
il controllo tedesco e l'arma poté così entrare a far parte
dell'arsenale tedesco tanto che molti esemplari dell'M.41M erano ancora in
servizio nell'Italia del Nord alla fine della guerra. Il pezzo fu, comunque,
poco richiesto per sue capacità controcarri giacché sul terreno
italiano, prevalentemente montuoso, i carri armati non trovavano grandi possibilità
di favorevole impiego e perciò i semoventi M.41M vennero essenzialmente
impiegati nel ruolo di artiglieria di lunga gittata.
Bibliografia: Vedi pagina contatti
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