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SU-76
JSU-12, JSU-125
Un magnifico
"soldato"
Detestava,
in ordine crescente, inglesi, ebrei, arabi, siciliani e tedeschi. Subito dopo
la fine delle ostilità in Europa, fece grazia dei suoi sentimenti di
avversione a questi popoli per riservarli ai russi, ai quali avrebbe voluto
seriamente dichiarare subito la guerra: Queste cose, di volta in volta, non
solo le pensava e le scriveva sul suo diario, ma quel che era imperdonabile
le diceva. Si era procurato così, cicchetti da levar la pelle, giudizi
sferzanti, antipatie profonde e guai a non finire. Eppure era l'unico generale
americano che i nazisti temessero. Ed era certamente il comandante più
amato e più odiato nello stesso tempo dai suoi subordinati: George
Smith Patton jr., un personaggio senza eguali nella storia militare.
Era nato 1'11 novembre 1885 a San Gabriel, sobborgo di Los Angeles, da una
ricca famiglia di antiche tradizioni militari. La storia della sua carriera
fino all'autunno del 1942 è abbastanza normale. Frequenta West Point,
ne esce sottotenente di cavalleria, segue i corsi di Fort Riley (qualcosa
di simile alla nostra scuola di Pinerolo), è un eccellente schermidore
e un cavaliere
di prim'ordine; aiutante del gen. Pershing nella, campagna del Messico (1916-'17),
gli rimane al fianco anche quando Pershing comanda il corpo di spedizione
americano in Europa. È quindi uno dei non molti ufficiali americani
con esperienza di guerra. Dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale,
nel luglio del 194O, ha la prima stella (brigadiere generale), nel 1941 la
seconda (maggiore generale) come comandante della 2° Divisione corazzata.
Attenzione: è a questo punto che Patton diventa, per così dire,
il Guderian del Far West; ossia studia con criteri, originali l'impiego dei
carri armati, che sono la versione moderna della cavalleria. AI Pentagono
c'è un cervello fino, George Marshall, che se ne accorge e sceglie
Patton quando si tratta di comandare lo sbarco della Western Task Force americana
in Marocco nel novembre 1942.
Foto:Patton durante lo sbarco a Fedala (Marocco) l'8 Novembre 1942 |
Uno schiaffo di troppo
Gli americani in Africa avevano cominciato male, con il rovescio di Passo
Kasserine; Patton prende in mano la situazione e la capovolge. Nominato comandante
di corpo d'armata, il 28 mette sulle spalline l'agognata terza stelletta (tenente
generale). Non aspetta nemmeno la conferma della promozione e a Bradley che
lo sfotte risponde ingenuamente: Cosa vuoi, l'ho aspettata tanto!.. Sei mesi
dopo Eisenhower gli affida la 7° Armata, destinata ad appoggiare l'armata
britannica di Montgomery nello sbarco in Sicilia. Appoggiare gli inglesi?
Patton non ci pensa nemmeno, vuoi essere lui il protagonista dell'Operazione
Husky. Come previsto, sbarca nel golfo di Gela ma poi, rovesciando i piani,
punta su Palermo, la occupa il 27 luglio 1943 e scommette che arriverà
a Messina prima di Monty. Nessuno ci crede perché il generale, inglese
è più vicino all'obiettivo. Invece Patton inventa. un paio di
operazioni anfibie e alle ore 10.15 del 17 agosto gli uomini della sua 3°
Divisione entrano a Messina. È stato anche fortunato perché
Monty ha incocciato nel suo, cammino la divisione scelta nazista Goring, che
lo ha bloccato a lungo davanti a Catania. Da questo momento fra il generale
americano e quello britannico sarà odio eterno.
In Sicilia avviene l'infortunio che influirà su tutta la successiva
carriera di Patton. In un ospedale da campo, in mezzo ai feriti che personalmente
decora e abbraccia commuovendosi fino alle lacrime, scopre un soldato che
piange. È del tutto illeso, ha solo una crisi di maledetta paura. Patton
non crede ai suoi occhi, non può ammettere la codardia ed esplode in
una girandola di insulti contro il soldato chiamandolo "fetentissimo
vigliacco. .sporco fifone., figlio di puttana." alla fine gli rifila
due manrovesci ordinando ai medici di rispedirlo immediatamente al fronte.
Foto: Patton in Sicilia |
La faccenda viene risaputa,
a nulla valgono i tentativi di insabbiamento di amici e superiori. La stampa
americana è indignata, l'opinione pubblica pure. Patton è costretto
a un'umiliante dichiarazione di scuse e a una lunga quarantena. Non partecipa
nemmeno alla preparazione di Overlord, ossia dell'invasione della Normandia.
Però Eisenhower è troppo saggio per privarsi di un comandante
di quel calibro e alla fine gli affida il comando della 3° Armata, la
quale vero non ha l'onore del primo sbarco ma in compenso. stupirà
il mondo con la sua galoppata incredibile attraverso la Francia. Le date:
10 agosto, Patton entra in linea; 25 agosto, supera Parigi; 15 settembre,
arriva a Metz e Nancy.
Durante l'offensiva tedesca delle Ardenne contribuisce a bloccarla e appena
la stagione e i piani operativi generali lo consentono, riprende la galoppata.
Questa volta in terra tedesca.
Le date: 7 marzo, conquista dell'Eiffel; 10 marzo, Nirstein sul Reno. La mattina
del 22 marzo Patton telefona a Bradley: Non dirlo a nessuno, ma ho passato
il Reno con un'intera divisione, la 5° , 25 marzo, Lauterbach; 7 aprile,
Erfurt; 18 aprile, confine cecoslovacco; 7 maggio, Pilsen. Un ordine perentorio
di Eisenhower, che vuole rispettare i patti coi russi, gli impedisce di piombare
su Praga. La galoppata è finita. Dopo aver attraversato indenne mezza
Europa ritto su un carro armato, in mezzo a granate e proiettili, Patton muore
il 21 dicembre 1945, nei pressi di Heidelberg, vittima di un banale incidente
stradale.
La descrizione del personaggio occuperebbe un intero libro, più ancora
che il resoconto delle sue battaglie. Alto, asciutto, con lampeggianti occhi
azzurri, aveva il culto dell'efficienza fisica; a 59 anni era in forma come
un giovanotto. Esibizionista oltre ogni dire, calzava lucidissimi stivaloni
da cavallo anche in combattimento e portava alla cintura una rivoltella con
il calcio d'avorio. La sua auto, una Packard degna di AI Capone, ostentava
due gigantesche sirene cromate e un'enorme bandiera con le stelle da generale.
Stimolante e insieme opprimente: .un magnifico soldato. dice di lui Bradley:
mattiniero, aveva ordinato che la prima colazione per gli ufficiali non fosse
servita dopo le 6.30.
Foto: Patton insieme ad Eisenhower e Bradley |
Una miniera di contraddizioni
Maniaco della disciplina, multava con 25 dollari i soldati e con 50 gli ufficiali
se non portavano l'elmetto. Durissimo, aveva però momenti di grande
dolcezza; come quando si chinò piangendo sul cadavere del suo giovane
aiutante cap. Jason e gli tagliò una ciocca di capelli da spedire alla
madre. Era convinto che i soldati si dovessero comandare con l'esempio, le
minacce e le tonanti contumelie. Il curioso è che aveva l'aspetto da
gladiatore e la vocetta da ranocchio: ciò nonostante era un ottimo
oratore. Era una miniera di contraddizioni: autenticamente colto, faceva errori
di ortografia; bestemmiatore, s'inginocchiava umilmente in preghiera; gran
gentiluomo, rovesciava torrenti di oscenità anche in presenza di signore.
Scrive Irving: Era turbolento, grossolano, scurrile, arrogante, coraggiosissimo,
focoso, spaccone..
Non aveva senso dell'umorismo e nemmeno buon gusto: grossi anelli fra i quali
uno, orripilante, a forma di serpente luccicavano alle sue dita. Una volta
disegnò un'uniforme per carristi che fece ridere per una settimana
tutto il Pentagono. Impareggiabile nelle gaffes, aveva come scrive Bradley
un solo vero nemico: la sua lingua troppo pronta.
Non temeva nemici né superiori; aveva paura di una sola persona, sua
moglie Beatrice. Ne aveva buoni motivi: da 12 anni la tradiva con una giovane,
Jean Gordon. Beatrice non ignorava la tresca. Patton si portò dietro,
sui teatri di guerra, la giovane e deliziosa Jean, ausiliaria dell'esercito.
Jean lo adorava e due settimane dopo la morte di Patton ad Heidelberg, la
ragazza si suicidò a Nuova York.
Bibliografia: Vedi pagina contatti
George Smith Patton |