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SU-76
JSU-12, JSU-125
Fu il massimo stratega della guerra-lampo, il suo
inventore, Liddell Hart lo definì "il miglior generale tedesco
della seconda guerra mondiale"
In
un'epoca in cui una nazione militarmente avanzata come la Francia fondava
ancora la propria difesa sulle imponenti fortificazioni della Maginot, egli
codificò il metodo per evitare le secche della guerra di posizione
e imporre quella di movimento mediante l'impiego di masse di carri armati
combinato col bombardamento in picchiata dell'aviazione da combattimento e
col lancio di paracadutisti e con l'azione aerea devastatrice sulle retrovie
del nemico.
Da allora la guerra-lampo, la "blitzkrieg", ebbe il suo nome: Fritz
Erich Georg Eduard von Lewinski, meglio conosciuto come feldmaresciallo Erich
von Manstein. Nel primo conflitto mondiale combatté soltanto pochi
mesi perché già nel novembre 1914 venne ferito gravemente e,
divenuto capitano alla sua guarnigione, fu addetto a vari Stati Maggiori di
grandi unità. Secondo la biografia ufficiale, quando Hitler salì
al potere (1933) Manstein, che era comandante del battaglione cacciatori del
40° Reggimento di fanteria a Kolberg, ebbe violenti scontri con i funzionari
del partito e lottò energicamente contro l'allontanamento dalle forze
armate di ufficiali di origine ebrea. Ma di lì ad una decina di anni
mutò opinione e durante la campagna di Russia rivolse ai propri reparti
una ordinanza in cui era detto che "il soldato tedesco nei territori
dell'Est non è soltanto un combattente secondo le regole della guerra
ma anche il portatore di una inesorabile idea nazionalistica razziale, il
quale deve capire perfettamente la necessità della dura ma giusta espiazione
della razza inferiore degli ebrei". Maggior generale nell'ottobre 1936,
Manstein ebbe la carica di Primo Quartiermastro e di sostituto del capo di
Stato Maggiore dell'esercito, generale Beck. Cinquantunenne, ambizioso, di
buona cultura e brillante ufficiale particolarmente versato nei problemi strategici
ed organizzativi, Manstein accolse favorevolmente l'energia risoluta del nuovo
regime nazionalsocialista, la sua responsabilità nazionale che appariva
così efficace dopo l'atteggiamento rinunciatario della repubblica di
Weimar, la sua politica in fatto di riarmo e, pertanto, la valorizzazione
della propria classe. Ma, fedele al geloso potere della casta degli ufficiali
fino ad allora, con von Seeckt, "Stato nello Stato", prese posizione
contro alcune iniziative imposte dall'OKW e dai progetti nazisti di espansione
armata; così, all'inizio del 1938, venne allontanato dallo Stato Maggiore
e gli venne lasciata una nomina di secondo piano, quella di comandante della
18^ Divisione, a Liegnitz. Si trattò di un vero e proprio esilio e,
prima di lasciare quel modesto servizio di truppa, dovette attendere l'estate
del 1939 quando, in vista dell'aggressione alla Polonia, Hitler costituì
in Slesia il gruppo di armate Sud formato dalla XIV (List) , dalla X (von
Reichenau) e dall'VIII (Blaskowitz) e posto al comando di von Rundstedt. Manstein,
promosso tenente generale, divenne suo capo di Stato Maggiore ed elaborò
i piani per dar battaglia, nella grande ansa della Vistola, all'Armata Lodz,
batterla e giungere con l'ala destra del proprio schieramento sul tergo delle
forze polacche.
Foto: Manstein, vicino al gen.Erich Hoepner, aspetta di stringere la mano ad Hitler, dopo la campagna di Polonia. |
A pranzo con Hitler
Il suo capolavoro lo realizzò, pochi mesi più tardi, sul fronte
occidentale dando corpo, con un progetto per molti aspetti rivoluzionario
, alle teorie della guerra-lampo.
Forse anche perché insoddisfatto dal ruolo relativamente modesto che
nell'operazione Fall Gelb veniva riservato alla sua unità, Manstein,
in un documento sottoposto all'OKW, criticò aspramente Fall Gelb scrivendo
che "il piano non contiene l'indicazione chiara di condurre la campagna
ad una conclusione vittoriosa". Il suo scopo è una vittoria parziale
(la sconfitta delle forze alleate nel Belgio settentrionale) e il raggiungimento
di conquiste territoriali (il possesso della costa come base per le future
operazioni).
Von Brauchitsch respinse il documento e così fece Halder. Tuttavia
l'uomo era testardo e sicuro di sé e un mese più tardi, quando
partecipò al pranzo che Hitler offriva alla Cancelleria di Berlino
a cinque comandanti di corpo di nuova nomina, non esitò un istante
ad esporre al Fuhrer le critiche al Fall Gelb e a tracciargli un altro piano,
il proprio, che aveva già denominato Colpo di falce. Hitler, subito
convinto anche perché da parecchio tempo si trastullava con un'idea
del genere (nel diario di Jodl, alla data del 30 ottobre 1939, è scritto:
"Il Fuhrer ha una nuova idea: attaccare a Sedan, via Arlon,con una divisione
corazzata e una divisione motorizzata"), invitò Manstein nello
studio privato e, per una delle poche volte nella sua vita, ascoltò
l'interlocutore senza interromperlo. Manstein gli disse chiaramente, e seccamente,
che con il Fall Gelb a parte il fatto che era già venuto a conoscenza
degli alleati si sarebbe soltanto sconfitto il nemico ("E questo, Mein
Fuhrer, non è il nostro obiettivo"); invece bisognava annientarlo,
cosa ben diversa. Per far questo, e con l'identico sforzo, era necessario
che il colpo principale venisse sferrato dal gruppo di armate A (von Rundstedt)
attraverso le Ardenne, su entrambi i lati di Sedan per poi scavalcare ("veloci
come il fulmine") la Mosa e giungere, attraverso la Francia settentrionale,
fino al mare, ad Abbeville, tagliando fuori le forze alleate ammassate nelle
Fiandre. Dopo la distruzione di queste forze, il resto dell'esercito francese
sarebbe stato circondato e sbaragliato con una massiccia conversione a destra.
Hitler approvò.
Processato come criminale di guerra
Durante la prima parte della campagna di Francia, Manstein non ebbe occasione
di dimostrare quel che poteva fare come comandante di una grande unità
perché i suoi reparti vennero relegati semplicemente fra quelli che
seguirono la penetrazione delle forze corazzate di sfondamento, e non bisogna
neanche dimenticare che Hitler aveva detto agli intimi, parlando di lui: "Quest'uomo
sa il fatto suo ma non è proprio quello che fa per me".
Comunque, nella fase conclusiva, Manstein operò il primo sfondamento
ad oriente di Amiens: " I carri armati di Rommel sfruttarono la breccia"
ha scritto Liddell Hart, "ma Manstein gareggiò in velocità
coi carri nell'inseguimento, impiegando la sua fanteria come truppa mobile.
Il suo corpo fu il primo a raggiungere e a passare la Senna il 10 giugno 1940
compiendo quel giorno una marcia di oltre 65 chilometri".
Foto: Erich Von Manstein consulta una carta militare al Quartier Generale tedesco |
In possesso di grande senso strategico e di una profondissima
conoscenza delle possibilità delle unità meccanizzate, Manstein
apparve così d'improvviso sulla scena bellica europea come l'ideale
condottiero delle rapide e mortali penetrazioni coordinate dai carri in terra
e dall'aviazione da combattimento in cielo; fu forse per questo che, divenuto
nel febbraio 1941 generale di fanteria e comandante del LVI Corpo corazzato,
venne 'scelto per la campagna di Russia e posto alle dipendenze del gruppo
di armate Nord (feldmaresciallo von Leeb) che, dalla Prussia orientale, doveva
puntare su Leningrado. Manstein sfondò il fronte nemico nella stretta
vallata della Dubissa e corse innanzi così veloce che raggiunse Dvinsk,
distante oltre 300 chilometri, in soli quattro giorni e mezzo impadronendosi
dei ponti principali sulla Dvina prima che i sovietici potessero farli saltare.
Ma la guerra di Russia gli riserbò anche un ruolo inatteso. Richiamato
a settembre nel sud per prendere il comando dell'XI Armata, ebbe il compito
di conquistare, con la Crimea, la piazzaforte marittima di Sebastopoli, sicché
il seguace della guerra-lampo si trasformò in tecnico di materiali
e il condottiero di corpi corazzati in stratega dell'artiglieria.
Ma fra lui ed Hitler i rapporti non erano buoni (in realtà, non erano
mai stati cordiali): al Fuhrer l'ottuso professionalismo di Manstein non bastava,
voleva la consapevole adesione politica e, sul piano militare, l'antica obbedienza
cadaverica, e poi come confessava agli intimi gli dava anche fastidio il carattere
del neo feldmaresciallo (ironia corrosiva e critiche dure, aperte). Soprattutto,
i due erano divisi da diverse, e insanabili, concezioni strategiche: Hitler
credeva ancora nel principio del "Nessuna ritirata" che aveva dato
miracolosi frutti davanti a Mosca nel dicembre 1941-gennaio 1942; Manstein
sosteneva che l'unico modo per neutralizzare la sempre crescente pressione
russa era un arretramento profondo. Il dissidio divenne acuto nel marzo 1944:
il 30 di quel mese Hitler convocò Manstein e Kleist all'Obersalzberg,
li decorò della Croce di cavaliere con fronde di quercia e spade, tolse
ad entrambi il comando e li sostituì con altri due feldmarescialli
che, in seguito, sarebbero stati definiti i suoi fedelissimi, Schorner e Model.
Manstein, ufficialmente sofferente di gravi disturbi agli occhi, si trasferì
a Celle - elegante località mondana e di villeggiatura - col pretesto
di sottoporsi ad una lunga cura. In realtà, passò il suo tempo
a scrivere un libro che, pubblicato dopo la fine della guerra, sarebbe diventato
un best seller di cose militari (Verlorene Siege, Vittorie perdute).
La sua carriera finì a questo punto: il nome di Manstein non fu più
udito. Arrestato alla fine del conflitto dagli inglesi, Manstein venne processato
quattro anni più tardi ad Amburgo come criminale di guerra: l'accusa
si riferiva al 1942, in Crimea, quando aveva ospitato senza dir verbo una
Einsatzgruppe, venuta a ripulire la regione dagli ebrei. Dei diciassette capi
di imputazione che gli piovvero addosso ne rimasero solo due. Manstein fu
condannato, per non essere intervenuto mentre sotto la sua giurisdizione avvenivano
massacri ed orrori, a 18 anni da scontarsi nelle carceri di Werl.
Invece rimase in prigione soltanto 4 anni: a causa del suo cattivo stato di
salute ottenne la grazia nel maggio 1953 e si ritirò a vivere, con
l'unica compagnia di una bella e giovanissima fantesca, in una grande e quieta
villa di Irschenhausen, in Baviera.
Bibliografia: Vedi pagina contatti
Eric von Manstein |