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SU-76
JSU-12, JSU-125
Fu
uno dei carri armati galleggianti giapponesi, il più largamente impiegato,
benché la produzione estremamente lenta non fosse in grado di soddisfare
le numerose richieste.
Caratteristiche Tecniche
Equipaggio: 5 uomini
Peso: pontoni inclusi 11.301 kg; pontoni
esclusi 9.571 kg
Motore: Diesel a 6 cilindri, raffreddato
ad acqua, da 110 hp
Dimensioni:
- Lunghezza (pontoni inclusi) 7,417 mt, Lunghezza
(pontoni esclusi) 4,826 mt
- Larghezza 2,79 mt
- Altezza 2,337 mt
Prestazioni:
- Velocità massima a terra 37 km/h
- Velocità massima in acqua 9,65 km/h
- Autonomia a terra 199,5 km, in acqua 149,6
Armamento:
- un cannoncino da 37 mm e 2 mitragliatrici da 7,7 mm
Foto: Il pontone di galleggiamento anteriore di questo carro armato anfibio Tipo 2 Ka-Mi è stato rimosso e deposto a terra, dove la grandezza delle sue dimensioni risulta evidente |
Cenni Storici
L'esercito giapponese aveva prodotto un semicingolato anfibio già nel
1930, ma, dopo averlo ampiamente sperimentato, era giunto alla conclusione
che il suo motore non disponeva di potenza sufficiente ad assicurare una completa
mobilità fuoristrada, e passò pertanto ad esaminare altri progetti.
Uno di questi si concretò aggiungendo dei galleggianti riempiti di
kapok ad un carro armato leggero Tipo 95 Kyu-Go che fu messo in grado di navigare
mediante l'impiego di due motori fuoribordo. Lo scopo era quello di realizzare
un mezzo per lo sbarco di carri amati o per il semplice attraversamento di
corsi d'acqua ma, benché i galleggianti fossero all'altezza del compito,
il complesso risultò di difficile governo in acqua ed il progetto venne
abbandonato durante la fase delle prove sperimentali.
Successivamente lo scafo del Tipo 95 venne ridisegnato e dotato, per tutta
la sua lunghezza, di pontoni in acciaio per ottenere la necessaria spinta
di galleggiamento. Le ruote, i cingoli, le sospensioni ed il motore del carro
originario (insieme ad altre componenti minori) vennero mantenuti, ma lo scafo
assunse una forma diversa e più voluminosa; vi furono applicate grandi
piastre corazzate, incorporate camere di galleggiamento e vi venne montata
una torretta, di nuovo modello, armata di un cannoncino controcarri da 37
mm e di una mitragliatrice coassiale da 7,7 mm. Accessori extra, specifici
per il ruolo anfibio, comprendevano una pompa di sentina e fori di drenaggio
(alleggi) nelle ruote portanti. In acqua, i due pontoni di acciaio erano tenuti
in sito a mezzo di apposite morse di fissaggio; una volta a terra, venivano
abbandonati. La sterzatura in acqua era effettuata mediante timoni di direzione
posti sul pontone posteriore e comandati tramite cavi, da un volante situato
sulla torretta. Il bordo libero era molto ridotto e perciò, normalmente,
tutto intorno alle prese d'aria, poste sulla sommità dello scafo, veniva
innalzata una schermatura protettiva gonfiabile. Il veicolo, denominato carro
armato anfibio Tipo 2 Ka-Mi, entrò in produzione storie nel 1942. Rispetto
ai carri armati leggeri "terrestri" presentava diverse innovazioni,
tra cui meritano di essere citati una radio ed un sistema interfono per le
comunicazioni interne tra i vari membri dell'equipaggio. L'equipaggio, a sua
volta, venne portato a cinque uomini (nel Tipo 95 Kyu-Go era di soli tre uomini)
essendo aumentato il volume interno dello scafo. Uno dei nuovi membri dell'equipaggio
era un meccanico addetto al controllo del motore e della trasmissione dalle
ruote portanti alle due eliche di propulsione.
Il Tipo 2 Ka-Mi risultò un piccolo anfibio particolarmente ben riuscito
che la marina giapponese impiegò operativamente in diverse circostanze,
benché la produzione estremamente lenta non fosse in grado di soddisfare
le numerose richieste. Nella maggior parte dei casi, però, il mezzo
non sfuggi al triste destino di quasi tutti i mezzi corazzati giapponesi,
impiegati alla spicciolata ed esclusivamente per fornire sostegno locale alla
fanteria.
Nel 1944 fu addirittura impiegato, con molta frequenza, a scafo sotto e trasformato
in fortino, nel tentativo di rafforzare la difese delle isole, una soluzione
che si tradusse in un inutile spreco della potenzialità anfibia del
mezzo.
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